La storia

 

Busco, come pochi altri paesi dell'Opitergino, conserva ancora, per molti aspetti, l'aura e il fascino della campagna d'altri tempi. Le vicende storiche della sua Abbazia rappresentano una delle pagine più importanti di questa zona racchiusa tra il Piave e il Livenza.
L'Abbazia di Busco è nominata in documenti storici sin dal 1100 d.C. e ha avuto una storia importante sia dal punto religioso che economico-politico.

Fu fondata dai monaci Benedettini che reggono l'Abbazia fino al 1547 quando viene affidata ai Cistercensi e successivamente riconsegnata ai Benedettini Cassinesi per volere del Papa.

Fu soppressa verso la fine del XIII secolo in seguito all'emanazione delle Leggi Veneziane "Sopra monasteri", guadagnandosi però un nuovo splendore e diventando un "soggiorno di cui non se ne trova uno più beato e più giocondo".
Parole, queste, tratte dai versi titolati "In lode di Busco" risalenti al 1792, coi quali due ospiti descrivono l'Abbazia divenuta villa, un ambiente ospitale, luogo di piacevoli banchetti e passeggiate arcadiche.

"Nella partenza da Busco" l'ospite si duole di dover abbandonare l'Abbazia "O soggiorno delizioso, o diletta e amabil villa", ricordando gli orti e i cedri verdeggianti, dei giardini le sponde amene.

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Abbazia pomposiana di BuscoIl frontespizio del catastico di Bartolomeo Cortellotto, agrimensor d'Oderzo. Agosto 1950Planimetria dal catastico Bartolomeo Cortellotto
Stemma della Famiglia 
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